Riedo Puppo (1920-2002)

 



Riedo Puppo, viene da molti considerato il più grande scrittore in lingua friulana. Cantore del Friuli, ne ha saputo incarnare anima e costumi, valorizzarne la lingua nonché essere ad un tempo sia rigoroso ed originale studioso, sia efficace divulgatore della cultura locale, grazie a non comuni capacità comunicative.

Una grande e naturale padronanza della lingua, una prosa permeata di garbata ed intelligente ironia, una purezza dello stile, delicato, preciso, molto misurato hanno costituito fattori di successo ed apprezzamento della sua opera da parte di un pubblico variegato. La sua vasta produzione ha spaziato dai racconti brevi alle lettere, dalle battute alle pieces teatrali, in un percorso artistico durato oltre cinquant'anni.

Puppo ha mosso i primi passi in campo letterario al termine della seconda guerra mondiale ed è stato uno dei fondatori del gruppo letterario “Risultive”, un progetto che ha coinvolto alcuni tra i più noti scrittori del Friuli con il fine di valorizzare la lingua locale. Suoi scritti compaiono fin dall'epoca su riviste regionali quali Patrie dal Friul, Strolic Furlan, Sot la Nape, Friuli nel Mondo, Quaderni della Face e su diverse antologie.

Ma è soprattutto la collaborazione con la Vita Cattolica che ne segna il percorso artistico e ne contribuisce ad accrescere la popolarità. Sulle pagine per lunghissimo tempo, hanno tenuto banco le sue rubriche: “Zovin di Lune”, “Grispis Furlanis”, “Dret e Ledros”, “La Letare” e soprattutto “Si fas par mût di dì”, brevi battute ironiche e taglienti su costume, politica e società apprezzatissime per l'equilibrio tra arguzia, spirito d'osservazione e sintesi.

Sette i libri pubblicati, primo fra tutti il capolavoro “Par un Pêl”, una raccolta di brevi racconti uscito nel 1960 e ristampato altre otto volte, che con 30.000 copie vendute rappresenta il record per un'opera in lingua friulana. Al favore dei lettori ha fatto riscontro il grande apprezzamento da parte di tutto il modo artistico ed intellettuale friulano.

Ha scritto Padre David Maria Turoldo : “.....perchè non credo di offendere nessuno, né di esagerare dicendo che quest'opera sarebbe degna del miglior premio della narrativa italiana....Dalla prima lettura l'impressione fu quella di trovarmi davanti ad un Canzoniere sui generis; un Canzoniere solo apparentemente in prosa, chè l'incedere del racconto ha movenze ed accenti di autentica poesia, in creazione di personaggi ed ambienti carichi di verità universali, tanto da risultare ogni racconto un quadro finito, concluso, che incide sulla memoria per sempre.....”.

Le successive pubblicazioni sono una raccolta di “Si fas par mût di dì”, “Lis flabis”, “Mês par Mês”, “Magari ancje”, “Bot e Sclop”, “Diu nus vuardi”.

L'apporto di Puppo però non si è fermato alla produzione letteraria. Di spicco la pluriennale ideazione, conduzione e partecipazione ai programmi della sede regionale di Radio Rai e la partecipazione al film di Padre David Maria Turoldo e Vito Pandolfi “Gli ultimi”.

Un contributo meritorio alla difesa e alla valorizzazione del patrimonio culturale e liguistico friulano è stato offerto dalla sua instancabile e brillante attività di conferenziere.

La scelta di scrivere in friulano ne ha qualificato l'opera e ha reso un servizio inestimabile per la conservazione e la trasmissione dello stesso. Tuttavia risulterebbe limitativo esaurire i meriti di Puppo nella pur rilevante azione di vivificazione e recupero di lingua e tradizioni popolari. Il suo non è un viaggio nella memoria né una riscoperta di tradizioni popolari; piuttosto il Friuli rurale e antico che fa da sfondo a molti suoi scritti è l'ambito per collocarvi riflessioni di ampio respiro sul presente, per indagare una contemporaneità ricca di novità, domande e dubbi, per osservare lucidamente i profondi cambiamenti che hanno segnato in questi ultimi decenni la società

 

  • dissolvimento di valori secolari, perdita di identità
  • per guardare al futuro con incertezza, a volte disagio, ma mai pessimismo.

 

In questo senso Puppo è autore moderno, contemporaneo. Forse la scelta linguisica ha negato un palcoscenico più ampio, ma ha certamente risposto ad una profonda esigenza interiore, ha sfidato con forza il popolo friulano a non disperdere il proprio patrimonio linguistico, culturale, sociale.

 

M.R.O.

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